E’ fondamentale che i pensionati siano informati riguardo alle novità da parte dell’Inps, per poter gestire al meglio le proprie finanze.
Il 3 gennaio 2025 si avvicina e con esso il tanto atteso pagamento delle pensioni. Quest’anno, i pensionati devono prestare particolare attenzione al cedolino, poiché, nonostante l’arrivo di aumenti dovuti alla rivalutazione, ci sono rischi concreti di vedere un importo finale inferiore rispetto a quanto ci si aspetta. In questo articolo, approfondiremo i dettagli riguardanti il pagamento, gli aumenti e le implicazioni fiscali che potrebbero influenzare i pensionati.
Come già accennato, il pagamento delle pensioni di gennaio non avverrà come di consueto il primo giorno del mese, ma slitterà al 3 gennaio a causa del capodanno festivo. Questo ritardo è una prassi consolidata che colpisce tutti i pensionati, i quali troveranno l’accredito sui loro conti correnti venerdì. È importante notare che, in generale, i pagamenti delle pensioni seguono un calendario ben definito, ma le festività possono influenzare queste scadenze.
Gli aumenti sulla pensione
Il cedolino di gennaio 2025 includerà aumenti dovuti alla rivalutazione delle pensioni, un processo necessario per adeguare gli importi al costo della vita. Quest’anno, il tasso di inflazione ha portato a una rivalutazione dello 0,8%. Tuttavia, è fondamentale comprendere come questo aumento verrà applicato in base alle diverse categorie di pensioni:
- Fino a 4 volte il trattamento minimo: Gli assegni pensionistici fino a 2.394,44 euro riceveranno un adeguamento del 100% dell’0,8%, portando a un incremento totale di 6,40 euro per una pensione di 800 euro.
- Tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo: Per le pensioni comprese tra 2.394,44 euro e 2.993,05 euro, l’adeguamento sarà del 90%, risultando in un aumento di 9,60 euro per una pensione di 1.200 euro.
- Sopra le 5 volte il trattamento minimo: Infine, per le pensioni superiori a 2.993,05 euro, la rivalutazione scenderà al 75%, con aumenti che variano. Ad esempio, una pensione di 3.600 euro vedrà un incremento di soli 27,11 euro.
Queste percentuali sono calcolate sul valore del trattamento minimo, il cui importo per il 2025 sarà di 603,39 euro. Inoltre, grazie a una rivalutazione straordinaria introdotta dal governo Meloni, le pensioni minime potranno arrivare fino a 617,89 euro.
Purtroppo, non tutto è positivo nel cedolino di gennaio. Infatti, dopo lo stop di dicembre, tornano a essere applicate le addizionali regionali e comunali a saldo per il 2024. Questo è un aspetto che i pensionati devono tenere d’occhio, poiché potrebbe ridurre ulteriormente l’importo netto che si troveranno a ricevere.
Ma la vera preoccupazione riguarda il conguaglio fiscale. L’Inps, in qualità di sostituto d’imposta, procederà a un ricalcolo delle ritenute effettuate nel 2023. Questo processo comporta la verifica delle imposte effettivamente versate rispetto a quelle che dovevano essere pagate. Se l’ammontare delle ritenute è risultato insufficiente, l’ente previdenziale recupererà la differenza direttamente dalle pensioni di gennaio e febbraio 2025.
Questa procedura di conguaglio può portare a situazioni problematiche per alcuni pensionati. In particolare, coloro che nel corso del 2024 hanno percepito un reddito superiore a quanto stimato dall’Inps si trovano a rischio di un conguaglio a debito. Di fatto, se le trattenute effettuate non coprono l’importo dovuto, il pensionato potrebbe trovarsi a ricevere una pensione ridotta, o addirittura azzerata, nel mese di gennaio.
È importante sottolineare che non tutti i pensionati subiranno questa sorte. L’Inps ha previsto che, nel caso di pensionati con un reddito annuo complessivo fino a 18.000 euro e un conguaglio a debito superiore a 100 euro, ci sarà la possibilità di rateizzare l’importo dovuto. Questa rateizzazione si estenderà fino alla mensilità di novembre, dando un certo respiro a chi si trova in difficoltà.