Negli ultimi anni, c’é stato un notevole aumento delle diete restrittive, alcune delle quali sono state usate nella lotta contro il cancro.
Tra queste, il digiuno intermittente, la dieta chetogenica e il mima-digiuno sono tra le più discusse. I sostenitori di tali regimi alimentari affermano che possano migliorare l’efficacia dei trattamenti oncologici, ridurre gli effetti collaterali delle terapie e, in ultima analisi, migliorare la qualità della vita dei pazienti. Tuttavia, è essenziale interrogarsi se tali affermazioni siano supportate da evidenze scientifiche concrete e quali possano essere i rischi connessi a un approccio fai da te.
Le diete restrittive si basano sull’idea che limitare l’assunzione di alcuni alimenti o calorie possa influenzare il metabolismo delle cellule tumorali, ostacolandone la crescita. Studi condotti su modelli animali hanno mostrato risultati promettenti, ma le evidenze negli esseri umani rimangono inconcludenti. Come evidenziato nella rivista Cancer Medicine, una dieta sana che eviti il cibo spazzatura e limiti zuccheri e alcol può essere benefica, mentre gli effetti delle diete restrittive sono ancora oggetto di dibattito.
Mima-digiuno e dieta chetogenica
Due delle diete più discusse in ambito oncologico sono il mima-digiuno e la dieta chetogenica. Ecco un breve riepilogo delle loro caratteristiche:
- Mima-digiuno: consiste nel seguire un regime alimentare che simula gli effetti del digiuno, riducendo drasticamente l’apporto calorico per brevi periodi.
- Dieta chetogenica: prevede una drastica riduzione dei carboidrati e un aumento delle calorie provenienti da grassi e proteine.
Se da un lato queste diete mostrano potenziali benefici, il consenso tra gli esperti è chiaro: non sono attualmente raccomandate nelle linee guida per il trattamento del cancro. Le ricerche condotte finora non hanno fornito dati sufficienti per giustificare l’adozione di queste pratiche da parte dei pazienti oncologici senza un attento monitoraggio medico.
Uno dei rischi più significativi associati alle diete restrittive è la malnutrizione. Già i pazienti oncologici presentano un alto rischio di malnutrizione, con stime che indicano una prevalenza tra il 20% e il 70%, a seconda dello stadio e del tipo di cancro. L’aggiunta di restrizioni alimentari può aggravare ulteriormente questa condizione, portando a complicazioni fisiche e a un deterioramento generale della salute.
Inoltre, la perdita di peso rapida e non controllata può compromettere la risposta ai trattamenti, rendendo il corpo meno resistente alle terapie e aumentando il rischio di infezioni e altre complicazioni.
Oltre ai rischi fisici, le diete restrittive possono avere un impatto negativo sulla salute mentale dei pazienti. Concentrarsi eccessivamente su ciò che si mangia può aumentare i livelli di stress e ansia, portando alla perdita del piacere di mangiare e limitando le interazioni sociali. Il cibo, infatti, non è solo nutrimento, ma anche un importante strumento di socializzazione e condivisione.
Un approccio alimentare rigido può innescare un ciclo di preoccupazione e senso di colpa, che può portare a disturbi alimentari o a una relazione malsana con il cibo. Questo aspetto è particolarmente rilevante per i pazienti oncologici, che già affrontano una situazione di grande stress e vulnerabilità.
Di fronte alle tentazioni di diete fai da te, è cruciale che i pazienti oncologici si rivolgano a professionisti della salute. Un approccio multidisciplinare, che coinvolga medici, nutrizionisti e psicologi, può aiutare a sviluppare un piano alimentare equilibrato che risponda alle esigenze specifiche del paziente, evitando i rischi associati alle diete restrittive.
Le scelte dietetiche dovrebbero sempre essere basate su evidenze scientifiche solide e personalizzate per il singolo paziente. Un professionista qualificato può offrire supporto e guida, aiutando a integrare l’alimentazione con i trattamenti medici senza compromettere la salute fisica e mentale.